"Quando avrai provato l'emozione del volo, una volta a Terra camminerai con lo sguardo rivolto verso il cielo perchè la sei stato e la agogni a ritornare."

Leonardo da Vinci

sabato 11 maggio 2013

Tributo a SABURO SAKAI

Il pilota giapponese che diventò una leggenda: una vita caratterizzata da azione, avventura ed eroismo.

Con il record di 64 abbattimenti ufficiali, Saburo Sakai è considerato uno degli assi dell'aviazione da caccia moderna. Prestò servizio come sottufficiale dell'aviazione della Marina del Giappone Imperiale, pilotando il leggendario Zero, uno dei più micidiali aerei che abbiano mai solcato i cieli; compì imprese straordinarie per eroismo, talento di volo, intelligenza tattica e soprattutto per generosità ed altruismo, tanto da essere venerato in Giappone per non aver mai perso un gregario in combattimento
Saburo Sakai nasce il 26 Agosto 1916
da una famiglia contadina che appartenne in passato alla casta dei Samurai, i guerrieri del Giappone medievale. Interrompe presto gli studi e si arruola nel 1933 nella Marina dell'Impero dove viene sottoposto ad un durissimo addestramento.
Dal 1938 al 1941 combatte in Manciuria contro i cinesi, poi nei cieli del Pacifico dove fino alla fine della guerra nel 1945 combatte contro i piloti americani, sopravvivendo al proprio destino dopo oltre 200 missioni di combattimento e diventando una leggenda vivente.
Un Mitsubishi A6M "Zero"
Uomo di profonda sincerità ed onestà intellettuale, non ha avuto alcun rimpianto se non quello di non compiere l'estremo sacrificio secondo il Codice Samurai e per questo condannato a dover vivere con il ricordo dei compagni, molti dei quali anch'essi grandi assi del volo, morti chi in combattimento e chi negli attacchi Kamikaze.
Nel 1943, durante un'azione contro dei siluranti americani Grumman Avenger, viene gravemente ferito ad un occhio e in varie parti del corpo, riportando un emiparalisi alla parte sinistra del corpo con un braccio praticamente inutilizzabile e la perdita dell'occhio destro. Nonostante tutto, grazie alla sua straordinaria lucidità, al suo coraggio e alla sua sopportazione del dolore, dopo aver tamponato le ferite con la garza in dotazione, compie un epico quanto drammatico volo di 120 chilometri verso la base di Rabaul dove, una volta atterrato, gli viene prestato soccorso tra lo stupore e l'incredulità  per l'impresa compiuta. Sei mesi dopo, conclusa una lunga degenza, grazie ad una volontà di acciaio, torna nuovamente a volare e a combattere senza un'occhio, unico caso al mondo nell'aviazione militare.
Il cockpit del Mitsubishi A6M "Zero"
Della sua strepitosa carriera di pilota, colpisce una cosa: non ricevette mai alcuna medaglia militare nè tantomeno alcun riconoscimento ufficiale dopo la fine del conflitto; non ebbe diritto neanche ad avere una pensione di guerra.
Solo dieci anni dopo, grazie alla stampa e al successo delle sue memorie, la sua condizione economica diventerà più rosea.
Muore di attacco cardiaco il 22 Settembre 2000 all'età di 84 anni.


Consiglio vivamente di leggere il libro-documento storico "SAMURAI!" edito TEA e da cui ho tratto molti degli spunti di questo che vuole essere un piccolo tributo ad un grande eroe.


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